IL NUOVO BLOG CHE TI INSEGNA A VOLARE CON LA FANTASIA...


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CARLO RUTA - FIRMA LA PETIZIONE!
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Io mi girai e vidi un arcobaleno che non andava e non veniva, che semplicemente stava , facendo ponti per i mondi, facendo ponti per i sogni.


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...tutto è ancora da fare, da sognare, da lottare...

sabato 4 settembre 2010

QUESTIONE DI STRATEGIA

"Io mi sono stancata" sbuffò Diana lisciando con le mani la gonna a pieghe. Sul viso paffuto di bimba, leggermente inclinato, era disegnata una smorfia capricciosa. "Le nostre avventure sono noiose. Troppo noiose" cantilenò.
"Dai non dire così" cercò di consolarla Dado. Si sedette accanto a lei porgendole la sua ultima caramella, (avrebbe fatto tutto per sollervare il suo morale) "ieri non ci siamo divertiti?".
Diana lo incenerì con lo sguardo sbattendo le ciglia, e il suo stomaco si accartocciò come cartapesta.
"Hai inseguito una stupida cavalletta per più di un chilometro, solo per farmela toccare" era quasi schifata.
Dado distolse lo sguardo e arrossì leggermente.
"Mi avevi detto che ti piacevano le cavallette" giustificò in un sussurro.
"Bè dopo ieri non mi piacciono più".
Diana gonfiò le guance e guardò in alto.
Dado pensò che suo padre aveva proprio ragione quando diceva che le donne non sanno quello che vogliono già da bambine.
"Ne dovrai fare di strada con quella bambinetta" aveva detto sorridendo e passando la grande mano tra i suoi capelli biondi "ma non ti preoccupare, è tutta questione di strategia", poi lo aveva fatto sedere sulle sue ginocchia e aveva incominciato a parlare.
Ora, Dado, un pò scoraggiato sospirò in silenzio, attento che Diana non lo vedesse.
Lei fece un saltello per scendere dal muretto e la gonna svolazzò. Era proprio graziosa anche con il fiocchetto rosso tra i capelli neri.
Dado non voleva che lei se ne andasse. Doveva pensare, e in fretta.
"C'è...c'è una casa" balbettò. Aspettò volutamente qualche istante prima di continuare. "Disabitata."
Ebbe l'effetto desiderato perchè, finalmente, lei mosse un passo incerto "dicono che ci siano i fantasmi".
Diana si voltò a guardarlo con gli occhi verdi spalancati dallo stupore.
"Dici davvero?" chiese lentamente.
"Si" disse alzando le spalle.
"Perchè non me lo hai detto prima?" domandò un pò incerta e Dado ebbe paura che fosse riuscita a capire il suo segreto da una sola occhiata. Erano capaci di fare anche questo, le donne?
Incrociò le braccia e lo studiò per bene.
"Ma se non te la senti..." doveva azzardare se voleva vincere. "Non ti preoccupare, chiederò a Lidia" infilò le mani in tasca e si avviò.
Diana vedendolo andare via, strinse i piccoli pugni e gonfiò le guance arrabbiata. Lidia, eh?
"No, aspetta! Vengo io con te" lo raggiunse e prese la mano paffuta nella sua.
Dado avrebbe ringraziato suo padre più tardi per tutte le dritte sulle donne.

giovedì 2 settembre 2010

LA NEVE NON C'E'

L'ho scritto io :P spero vi piaccia.
Eh si, mi sono data alla scrittura :D

“Posso?” chiesi con voce bassa, non ero sicura mi avesse sentito. “Ti ho comprato degli altri colori”. Avanzai di un passo.
Il bambino, curvo sulla scrivania, stringeva una matita colorata in mano. Non si muoveva e guardava dritto, fuori dalla finestra.
Mi avvicinai.
Piano.
Posai la busta per terra e sbirciai il foglio ancora bianco, pulito, immacolato.
“La neve non c’è” sussurrò piano.
Sfiorai la sua spalla, poi gli accarezzai i capelli.
“Posso sedermi accanto a te?”. Non rispose.
Tutto ciò che feci, fu accovacciarmi al suo fianco.
“E’ il giorno di Natale, perché non nevica? Ogni Natale dovrebbe nevicare, non sarebbe Natale senza neve”
“Lo so”.
“Non abbiamo neanche un camino” obiettò.
“No, non ce l’abbiamo”
“E Babbo Natale da dove scende?”
“Che ne dici se lasciamo la finestra aperta?” i suoi capelli erano morbidi e lisci, continuai ad accarezzarglieli combattendo contro la voglia di abbracciarlo. “Non sarà come il camino, ma dovrebbe funzionare, no?”
“Mamma che avrebbe detto?”
Sospirai. “Direbbe la stessa cosa”
“Allora va bene” annuì con convinzione. “Non facciamo il cenone, zia?”
“No, tesoro, no”.
Non chiese spiegazioni.
“Sei un bravo bambino lo sai?”. Mi alzai e mi misi alle sue spalle, poi mi abbassai un po’ per baciargli la testa.
“Disegni con me?”.
Rimasi sorpresa. Non per la richiesta in sé, ma per quello che avrebbe comportato. Mia sorella e suo figlio non disegnavano semplicemente uno di fianco all’altro: erano due mani, una matita, un solo movimento. E io non ero certo all’altezza di una magia del genere.
“Ti insegno io come si fa” mi rassicurò “è facile, devi prendere la matita in mano e devi chiuedere gli occhi, poi ti aiuto io”.
Non so bene perché, ma mi salirono le lacrime agli occhi. “Come vuoi” balbettai.
Con un saltellò scese dalla sedia e mi invitò a sedere al suo posto.
Sedette sulle mie ginocchia e, dopo aver scelto un colore me lo porse. Le mie mani tremanti si calmarono quando le dita di mio nipote si strinsero attorno alle mie.
In tutta la mia vita non avevo mai fatto una cosa così. Non ero un’artista, né avevo mai amato il disegno, eppure chiusi gli occhi e lasciai che la sua mano mi accompagnasse nel disegno. E così continuammo, mano nella mano.
Due mani, una matita, un movimento.
“Ti piace la neve, zia?” mi chiese.
“Si, molto”
“Perché?”
“Perché non fa rumore”
Le nostre mani andavano su e giù per il foglio. Non potevo esserne sicura, ma con tutta probabilità stavamo disegnando la mia casa. E forse, un fiocco di neve.



IL NOSTRO ESERCITO INVINCIBILE,
I NOSTRI SPLENDIDI EROI DI TUTTI I GIORNI, I NOSTRI GUERRIERI COLORATI CHE OGNI MATTINA VESTITI DI MILLE COLORI OCCUPANO LE AULE, LE STRADE, LE PERIFERIE, I CORTILI DI QUESTA NOSTRA ITALIA,

I NOSTRI FIGLI E I NOSTRI FRATELLI, CHE SONO I NOSTRI SOGNI DI SEMPRE, SEMPRE UGUALI E SEMPRE DIVERSI.
LE NOSTRE PAURE E LE NOSTRE SPERANZE,
I NOSTRI MILLE DUBBI E LE NOSTRE CERTEZZE.

COME LE GOCCE DELLA PIOGGIA DANZIAMO SULLA VOSTRA ARROGANZA E DIVENTIAMO FIUMI DI GIUSTIZIA, TORRENTI IMPETUOSI DI RIVOLTA AI VOSTRI CRIMINI, ALLA VOSTRA INDIFFERENZA COMPLICE, ALLA VOSTRA AMBIGUITA' CONSAPEVOLE.

NOI SIAMO I VOSTRI FIGLI, I VOSTRI FRATELLI, I VOSTRI MIGLIORI AMICI, E SIAMO UNA MOLTITUDINE, UN' ECO SENZA FINE DI SUSSURRI E DI SGUARDI CHE NON FINISCONO.

NON FINISCONO NELLA POLVERE DELLE MACERIE,
NON FINISCONO NEL DOLORE DELLA TORTURA,
NON FINISCONO NELLA VIOLENZA DEL RICATTO,
NON FINISCONO NELLA VILTA' DI CHI ABUSA.

ED E' UN ESERCITO INVINCIBILE, PERCHE' SIAMO I VOSTRI SOGNI PERDUTI, LA VOSTRA UMANITA' SVENDUTA, LA VOSTRA DOLCEZZA RIMOSSA, LA DIGNITA' CHE AVETE TRADITO.

gruppo capitano ultimo