L'ho scritto io :P spero vi piaccia.
Eh si, mi sono data alla scrittura :D
“Posso?” chiesi con voce bassa, non ero sicura mi avesse sentito. “Ti ho comprato degli altri colori”. Avanzai di un passo.
Il bambino, curvo sulla scrivania, stringeva una matita colorata in mano. Non si muoveva e guardava dritto, fuori dalla finestra.
Mi avvicinai.
Piano.
Posai la busta per terra e sbirciai il foglio ancora bianco, pulito, immacolato.
“La neve non c’è” sussurrò piano.
Sfiorai la sua spalla, poi gli accarezzai i capelli.
“Posso sedermi accanto a te?”. Non rispose.
Tutto ciò che feci, fu accovacciarmi al suo fianco.
“E’ il giorno di Natale, perché non nevica? Ogni Natale dovrebbe nevicare, non sarebbe Natale senza neve”
“Lo so”.
“Non abbiamo neanche un camino” obiettò.
“No, non ce l’abbiamo”
“E Babbo Natale da dove scende?”
“Che ne dici se lasciamo la finestra aperta?” i suoi capelli erano morbidi e lisci, continuai ad accarezzarglieli combattendo contro la voglia di abbracciarlo. “Non sarà come il camino, ma dovrebbe funzionare, no?”
“Mamma che avrebbe detto?”
Sospirai. “Direbbe la stessa cosa”
“Allora va bene” annuì con convinzione. “Non facciamo il cenone, zia?”
“No, tesoro, no”.
Non chiese spiegazioni.
“Sei un bravo bambino lo sai?”. Mi alzai e mi misi alle sue spalle, poi mi abbassai un po’ per baciargli la testa.
“Disegni con me?”.
Rimasi sorpresa. Non per la richiesta in sé, ma per quello che avrebbe comportato. Mia sorella e suo figlio non disegnavano semplicemente uno di fianco all’altro: erano due mani, una matita, un solo movimento. E io non ero certo all’altezza di una magia del genere.
“Ti insegno io come si fa” mi rassicurò “è facile, devi prendere la matita in mano e devi chiuedere gli occhi, poi ti aiuto io”.
Non so bene perché, ma mi salirono le lacrime agli occhi. “Come vuoi” balbettai.
Con un saltellò scese dalla sedia e mi invitò a sedere al suo posto.
Sedette sulle mie ginocchia e, dopo aver scelto un colore me lo porse. Le mie mani tremanti si calmarono quando le dita di mio nipote si strinsero attorno alle mie.
In tutta la mia vita non avevo mai fatto una cosa così. Non ero un’artista, né avevo mai amato il disegno, eppure chiusi gli occhi e lasciai che la sua mano mi accompagnasse nel disegno. E così continuammo, mano nella mano.
Due mani, una matita, un movimento.
“Ti piace la neve, zia?” mi chiese.
“Si, molto”
“Perché?”
“Perché non fa rumore”
Le nostre mani andavano su e giù per il foglio. Non potevo esserne sicura, ma con tutta probabilità stavamo disegnando la mia casa. E forse, un fiocco di neve.
Eh si, mi sono data alla scrittura :D
“Posso?” chiesi con voce bassa, non ero sicura mi avesse sentito. “Ti ho comprato degli altri colori”. Avanzai di un passo.
Il bambino, curvo sulla scrivania, stringeva una matita colorata in mano. Non si muoveva e guardava dritto, fuori dalla finestra.
Mi avvicinai.
Piano.
Posai la busta per terra e sbirciai il foglio ancora bianco, pulito, immacolato.
“La neve non c’è” sussurrò piano.
Sfiorai la sua spalla, poi gli accarezzai i capelli.
“Posso sedermi accanto a te?”. Non rispose.
Tutto ciò che feci, fu accovacciarmi al suo fianco.
“E’ il giorno di Natale, perché non nevica? Ogni Natale dovrebbe nevicare, non sarebbe Natale senza neve”
“Lo so”.
“Non abbiamo neanche un camino” obiettò.
“No, non ce l’abbiamo”
“E Babbo Natale da dove scende?”
“Che ne dici se lasciamo la finestra aperta?” i suoi capelli erano morbidi e lisci, continuai ad accarezzarglieli combattendo contro la voglia di abbracciarlo. “Non sarà come il camino, ma dovrebbe funzionare, no?”
“Mamma che avrebbe detto?”
Sospirai. “Direbbe la stessa cosa”
“Allora va bene” annuì con convinzione. “Non facciamo il cenone, zia?”
“No, tesoro, no”.
Non chiese spiegazioni.
“Sei un bravo bambino lo sai?”. Mi alzai e mi misi alle sue spalle, poi mi abbassai un po’ per baciargli la testa.
“Disegni con me?”.
Rimasi sorpresa. Non per la richiesta in sé, ma per quello che avrebbe comportato. Mia sorella e suo figlio non disegnavano semplicemente uno di fianco all’altro: erano due mani, una matita, un solo movimento. E io non ero certo all’altezza di una magia del genere.
“Ti insegno io come si fa” mi rassicurò “è facile, devi prendere la matita in mano e devi chiuedere gli occhi, poi ti aiuto io”.
Non so bene perché, ma mi salirono le lacrime agli occhi. “Come vuoi” balbettai.
Con un saltellò scese dalla sedia e mi invitò a sedere al suo posto.
Sedette sulle mie ginocchia e, dopo aver scelto un colore me lo porse. Le mie mani tremanti si calmarono quando le dita di mio nipote si strinsero attorno alle mie.
In tutta la mia vita non avevo mai fatto una cosa così. Non ero un’artista, né avevo mai amato il disegno, eppure chiusi gli occhi e lasciai che la sua mano mi accompagnasse nel disegno. E così continuammo, mano nella mano.
Due mani, una matita, un movimento.
“Ti piace la neve, zia?” mi chiese.
“Si, molto”
“Perché?”
“Perché non fa rumore”
Le nostre mani andavano su e giù per il foglio. Non potevo esserne sicura, ma con tutta probabilità stavamo disegnando la mia casa. E forse, un fiocco di neve.
2 commenti:
... E' struggente ...
e rivela l'animo di colei che l'ha scritto...
Bellissimo. E ben scritto.
Lo vedrei bene come inizio di qualcosa di ancora più articolato... o forse lo è già.
Comunque sei davvero brava!
... e bentornata!!!!!!!!!!!!!!!!!
Com'è di te?
Grazie davvero Kay :D
ultimamente mi sono data alla scrittura, infatti penso che presto posterò qualche altra cosa :)).
Posta un commento