IL NUOVO BLOG CHE TI INSEGNA A VOLARE CON LA FANTASIA...


il ventaglio di pagine


CARLO RUTA - FIRMA LA PETIZIONE!
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Io mi girai e vidi un arcobaleno che non andava e non veniva, che semplicemente stava , facendo ponti per i mondi, facendo ponti per i sogni.


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...tutto è ancora da fare, da sognare, da lottare...
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domenica 27 luglio 2008

MANIFESTO HAKER (THE MENTOR, 1986)

E' vero...è vero.
Anche io odio gli Hakers...sono fastidiosi, non si fanno mai i fatti loro e spesso rompono anche abbastanza le scatole con le loro intrusioni nei nostri computer...
Si tratta anche di privacy...metti il caso che io abbia un diario con su scritto i modi in cui incastro e uccido le mie vittime???...bah...sarei come dire... fottuta ...meno male che non faccio di ste cose ... oh davvero non le faccio! Non per ora almeno. Poi può pure essere che un giorno divento come Brusca e mi metta a spingere tasti per far saltare in aria il prossimo Falcone, oppure mettete il caso che mi aggreghi alla banda di quartiere del figlio illegittimo di Riina oppure alla prima baby gang che passa, magari una baby gang di cui il capo è un bambino di 2 anni e mezzo...e chi lo sa cosa può succedere nella vita!

Dicevo...non in realtà non dicevo, quindi dico...Tempo fa feci uno scherzetto a mio fratello...(della serie non hai un cazzo da fare). Scherzetto brutale. Dal mio computer entrai nel suo e gli feci credere di essere un haker - mio padre mi aveva spiegato come fare...ovviamente io non gli avevo affatto spiegato il perchè di tutta quella curiosità...uomini...gliele fai sotto il naso...mah...

Ecco, guardiamola sotto un altro punto di vista...guardiamola sotto QUESTO punto di vista. Mettiamo che sti hakers la vogliano mettere nel...in quel posto a qualcunaltro. Questo si che è divertente. Questo si che è figo.

Questo ora è il nostro mondo... il mondo dell'elettrone e del commutatore, la bellezza del baud. Noi esploriamo...
e voi ci chiamate criminali. Noi cerchiamo la conoscenza... e voi ci chiamate criminali.
Noi esistiamo senza colore della pelle, senza nazionalità, senza pregiudizi religiosi... e voi ci chiamate criminali.
Voi costruite bombe atomiche, voi fate la guerra, voi uccidete, spergiurate,
e ci mentite e tentate di farci credere che è per il nostro bene,
eppure siamo noi i criminali.
Si, sono un criminale.
Il mio crimine è la curiosità.
Il mio crimine è quello di giudicare la gente in base a quello che pensa e dice,
non per come appare.

PER VISUALIZZARE L'INTERO MANIFESTO,

CLICCA QUI --->MANIFESTO HAKER

sabato 26 luglio 2008

LA SQUADRA

Come premessa o come nota, posso dire che mi dispiace (per voi lettori) se questo blog sta diventando una presa per il culo per mafiosi e politici allora chiedo scusa, me ne pento e me ne dolgo...(quanto sono cazzara...non ci credo nemmeno io quando lo dico)...quindi....
se non vi piace quello che scrivo....siete autorizzati a non leggere,
se non vi piace quello che scrivo, siete autorizzati ad insultarmi ma non aspettatevi che non risponda per le rime...
se non vi piace quello che scrivo...bè decidete un pò voi, che io nel frattempo scrivo...anzi riporto un articolo di giornale. No tranquilli il turno di Riina e compagnia è stato ieri, oggi non me la prendo con nessuno...oggi non sono iena...solo oggi però eh...
oggi è il turno del Capitano...ma sempre di Mala Giustizia si tratta...è un articolo di anni e anni fa, dove ho trovato le descrizioni degli uomini di Ultimo, fatte da lui stesso. Mi è piaciuto un sacco...un sacco...e allora lo condivido con voi ...anche se con un sorriso un pò più amaro..



IL CORRIERE DELLA SERA
30 Ottobre 1999
di Carlo Bonini

Smantellata la squadra anti Riina


Trasferiti in provincia i super detective del comandante Ultimo. E uno di loro fa ricorso al TAR

Ad Arciere hanno sfilato frecce e faretra. Hanno spento il sorriso. Hanno sottratto i marciapiedi di Palermo, la puzza di nicotina fredda dei bar di Bagheria, le insonni notti di caccia nel vano di un furgone spia, sul sedile di qualche vecchia fiat uno civetta. Ad Arciere hanno infilato la divisa “dell’Arma territoriale”, allungato una bandoliera, consegnato un blocchetto per le multe ad auto in sosta vietata, le chiavi dell’alfa per il giro dei mercatini, la valigetta con il palloncino per la prova etilica del sabato sera nel nulla che si affaccia oltre la malinconica stazione di Pinerolo. Ancora oggi – e per sempre – il nome di battesimo di Arciere come quello del suo fraterno ex comandante Ultimo, dei suoi compagni Vichingo, Pirata, Oscar, Omar, Nello, Ombra, “gli ultimi degli ultimi”, con la sola missione di ammanettare i “primi tra i primi” dei latitanti di mafia, non possono e non potranno essere scritti. Per Cosa Nostra, dall’alba del 15 gennaio del ’93, quando afferrarono il collo tozzo del Capo dei Capi di Cosa Nostra Totò Riina sono “morti che camminano”. Ma il destino di Arciere, come dei suoi ex compagni di caccia, quello si che vale la pena di raccontarlo. A 37 anni e 2 milioni e mezzo al mese come vuole il suo grado di maresciallo, con una moglie e due bambine piccole, Arciere non solo non è più l’orgoglio del Ros, il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri. Non è più nel Ros. “Trasferito di ufficio” dal Comando Generale, stritolato da una burocrazia militare dalla memoria corta, che ha deciso di fare a meno di tipi come lui. Trasferito come gli altri “invisibili” di questa storia, Vichingo, Pirata, Oscar, Omar, Nello, Ombra. Anche loro, dietro a una scrivania o a qualche ladro di polli. Ora, Arciere va chiedendo giustizia di fronte a una sezione del Tar del Lazio. [...] clicca qui per continuare la lettura

La squadra

Arciere è finito a Pinerolo, Vichingo ad Asti.

Roma - Vichingo, Arciere, Pirata, Oscar, Omar, Nello, Ombra. Il capitano Ultimo li aveva scelti e aggregati al suo reparto “catturandi” perché erano “gli ultimi tra gli ultimi”. Perché, come nel 1995 avrebbe raccontato a Maurizio Torrealta nel libro “Ultimo”,

“era gente con la quale sarei potuto andare ovunque e morire felice”.

Il 15 Gennaio del 1993, a Palermo, il Paese li celebrò come eroi, mentre l’immagine di Totò Riina in manette faceva il giro del mondo. Di quella squadra non è rimasto nessuno.Ecco come li ricordò nelle pagine del suo libro l’uomo che li aveva voluti con sé. Ed ecco dove sono finiti oggi, dopo esser stati trasferiti dal “Ros” in “reparti dell’Arma territoriale”.

ARCIERE – “Era appena arrivato alla stazione di Milano, un giovane vicebrigadiere. Lo vedevi che lavorava perché era un carabiniere e non perché lo doveva fare. Anche se era giovane lavorava così. Non era considerato dagli altri superiori perché era quel genere di persona che obbligava a lavorare anche loro”. E’ stato trasferito a Pinerolo.

PIRATA – “Era uno in gamba. Alla fine se ne è andato alla Dia, perché non avevamo molte certezze per il nostro futuro. Ma è sempre uno di noi. Quando lo chiamai con noi faceva i rilievi durante gli incidenti stradali. Vedi con che gente si fa la guerra. Poi è diventato un grande”. Si è congedato dall’Arma tre anni fa.

OMBRA- “Se lo vedi sembra un bambino. E invece è un grande. Parlai con il comandante e lui mi rispose: “ma è una testa di cazzo”. “Allora me lo prendo io, così siamo due teste di cazzo insieme”, gli dissi. E’ stato trasferito all’”Arma territoriale” di Milano.

VICHINGO – “Aveva gli occhi chiari e parlava poco. Non era nessuno, come gli altri”. E’ stato trasferito all’Arma territoriale di Asti.

NELLO, OMAR, OSCAR- “Erano ragazzi giovani che non si erano affermati. Gente pulita. Erano diversi dagli altri, anche se erano stati un po’ ribelli. Erano stati trattati male tante volte”. Sono stati trasferiti in reparti dell’Arma “territoriale”. Nello in provincia di Novara, Omar a Cagliari, Oscar a Varese.


"...si tratta di impiantare un monitoraggio investigativo permanente in cui ogni fase ha in sè i germi per quella successiva...".


"....La cosa più bella è dividere quello che si ha in parti uguali tra soldati, è un mondo che non c'è. A dirlo sembriamo matti, non so tu cosa pensi, ma è così, la gioia di dividere quello che hai in parti uguali, soldati e comandanti, per noi questo è essere soldati e noi lo abbiamo capito in tanti anni.Appuntati che hanno l' orgoglio di essere appuntati, che non si vergognano di essere appuntati, che non sono frustrati dal fatto di essere soldati semplici perchè l' esercito lo fanno i soldati semplici e a me di essere ufficiale non me ne frega niente, il grado è per la lotta, ma io sono orgoglioso di essere soldato, di essere uguale a loro, lo capisci? I burocrati non vogliono che tu esista, loro hanno altre idee, ragionano in termini di schemi, di numeri. Noi no! Sono gli uomini l' importante, le emozioni dentro a quegli uomini, le loro famiglie, la storia dentro ognuno di noi, tutto questo per noi è una cosa sacra, per gli altri siamo solo dei numeri. Va via uno, viene un altro, come delle valige che vanno e vengono e si buttano via quando non servono più...." Maurizio Torrealta - Ultimo, il capitano che arrestò Totò Riina.


lunedì 21 luglio 2008

COME (RI)TROVARE LA STRADA

LA FAVOLA DELLA CODINA DI NUVOLA

7 novembre 1997
C' era una volta una nuvola molto piccolina e molto solitaria, che se ne stava sempre lontana dalle nuvole grandi. Era proprio piccolina, appena una codina di nuvola. E quando le nuvole grandi diventavano pioggia per dipingere di verde le montagne, la nuvoletta arrivava volando per offrire i suoi servigi, ma veniva disprezzata perchè era troppo piccola.
" Tu non servi a niente perchè sei troppo piccola!" le dicevano le nuvole grandi. E la prendevano così tanto in giro che la nuvoletta se ne andava tutta triste a piovere da un' altra parte, ma dovunque arrivasse le grandi nubi la mettevano sempre da parte.
E fu così che la nuvoletta andò molto lontano, finchè arrivò in una zona molto secca, senza neanche un ramoscello, e la nuvoletta disse allora al suo specchio (pare infatti che la nuvoletta portasse con sè uno specchio per chiacchierare quando rimaneva sola) :
"Questo posto va bene per piovere perchè qui di certo non viene nessuno".
E allora la nuvoletta cominciò a sforzarsi di piovere e alla fine le uscì una gocciolina. Poi la nuvoletta si dissolse e divenne una gocciolina di pioggia. A poco a poco , la nuvoletta - che ormai era una gocciolina di pioggia - cominciò a cadere. Sola soletta se ne stava cadendo, e di sotto non c' era niente ad aspettarla . E sola soletta alla fine la gocciolina alla fine cadde. Siccome in quel deserto c' era molto silenzio, quando la gocciolina cadde su una pietra fece molto rumore. Allora la Terra si risvegliò e chiese :
" Che cos'è tutto questo rumore?".
"E' caduta una goccia di pioggia."
"Una goccia di pioggia? Allora sta per piovere. Presto! Preparatevi perchè sta per piovere!" Avvertì le piante che se ne stavano sotto la Terra al riparo dal Sole. Le piante si risvegliarono in tutta fretta e si affacciarono, e per un istante tutto quel deserto si ricoprì di verde. Le nuvole grandi da lontano videro così tanto verde e dissero: "Laggiù c'è molto verde,
andiamo a piovere in quel posto che non sapevamo fosse verde!"
E andarono a piovere in quel posto che prima era un deserto, e piovve a lungo, le piante crebbero e tutto rimase verde per sempre. "Per fortuna che ci siamo noi," dissero le nuvole grandi "perchè senza di noi non c'è verde".
E nessuno si ricordò in quel momento della codina di nuvola che era diventata goccia e che con il suo rumore aveva risvegliato chi stava dormendo. Nessuno se ne ricordò tranne la pietra, che conservò il ricordo della gocciolina di pioggia.
Passò il tempo e le prime nuvole grandi si dissolsero e morirono le prime piante.
E alle nuove piante che nacquero e alle nuove nuvole che arrivarono la pietra che non muore
raccontò la storia della codina di nuvola che divenne gocciolina di pioggia.

Da Racconti per una solitudine insonne
SUBCOMANDANTE
MARCOS
www.capitanoultimo.it

lunedì 14 luglio 2008

ARTISTI DI STRADA

Se mai avessi voluto scappare di casa, se mai avessi voluto cambiare la mia vita e ricominciare da zero, magari senza un soldo in tasca, se avessi avuto qualche straordinaria qualità...... avrei sicuramente scelto di fare l'artista di strada.

...Gli artisti di strada...Non sono pieni di soldi, non hanno deliri di onnipotenza, si sentono onnipotenti (ne sono sicura) solo quando vedono un bimbo sorridere.


"La strada, quella che corre dietro ai passi, quella che è fatta di attimi immensi e sfuggenti, quella che ti sorride dietro all' angolo e non capisci se la luce che vedi negli occhi dei passanti appartiene a loro o se sono stelle filanti." capitanoultimo.it

Nell'ultimo periodo ne ho visti tanti, bè tanti...ne ho visti abbastanza... chi se la suona e chi se la canta, chi mima...sono di varie età, con le rughe che escono non appena si lasciano andare ad un sorriso, oppure con dei capelli sparati in alto e degli occhi simpatici.
Di loro mi piace il sorriso. Questa gente ha un sorriso per tutti, anche per chi li evita, pensando che stiano facendo le elemosine.
Rimarrei ore li seduta ad ascoltare quell'uomo con il suo basso che allegro suona aspettando qualche soldo...e se non glielo dai ti sorride lo stesso.
Oppure quel mimo che si muove quando metti quei dieci centesimi nel suo piccolo salvadanaio...
Dal sito del capitano ultimo, ho preso questa intervista che mi ha colpito, che mi ha fatta sorridere. Per quanto ho trovato quest'uomo di una purezza che è rara e solo in pochi ho trovato. Sarà che questa è una caratteristica che può appartenere solo a certa gente. Un privilegio per pochi insomma...un privilegio, in questo caso, per Marcel

"...in certi momenti nulla è più reale dei suoi occhi dolci, della sua squillante risata, della sua andatura da puledrino...forse io non sono altro che uno dei miei personaggi di stracci e lei è la mano che mi muove..." Marcel



“Vienimi a trovare a casa, adesso funziona anche il citofono!”
Queste le parole del portafortuna di piazza navona, l’uomo che si è inventato un modo per divertire la gente facendo ballare pupazzetti costruiti da lui, al centro di Piazza Navona. Segue un condensato di chiacchierate amichevoli fatte tra me lui.
Da quanto fai questo lavoro?
Eh, sono sette anni, ormai. Non torno in Sicilia da un sacco di tempo, anche perché prima quando si sposavano i parenti, ora quando muoiono. Sono rimasto solo io, e poi i miei amici sono tutti qua, ormai. Sono tantissimi, gli amici, perché le persone che conosco qui non fanno solo un salto e vanno via, ma rimangono amici. E mi ricordo di tutti, dei bambini e dei nonnetti. Una volta una bambina mi ha chiesto se andavo a fare uno spettacolo per il suo compleanno. Mi ha fatto un sorriso a girocollo a cui non ho potuto resistere e sono andato.
Chi è Marcel?
Io vengo da una famiglia normale, come tante, dalla mia terra mi sono staccato a fatica, ma i casi della vita mi hanno portato a girare il mondo e a conoscere le persone. Io prima vendevo giocattoli a grandi aziende. Erano bambole fatte a mano, la fattura era unica, tutti pezzi unici, si guadagnava bene, tantissimo. Ma io mi sono sempre evoluto, finchè non mi è capitato di incappare in gente che cominciava a darmi fastidio, a chiedermi soldi per lasciarmi in pace. Il pizzo, insomma. Figurati se uno con lo spirito libero come me e per di più orgoglioso e siciliano va a cedere a ricatti di questo genere. Mi ci vedi? Sono anche riuscito a sfuggire a un agguato, ma li ho fregati (e qui segue una bella risatina, n.d.r.).Ho venduto tutto e mi sono messo a fare l’artista di strada. Si vive alla giornata, di quello che ti offre la gente. I turisti, gli amici che vengono a vedermi, alla fine della giornata ho sempre il mio gruzzoletto.
Il contatto con la gente è importante?
Molto, molto, però ultimamente è diventato anche pericoloso. Ogni tanto mi trovo davanti qualcuno che cerca di portarmi via tutto quello guadagnato in una giornata, e più di una volta mi ha salvato qualche amico della piazza. Sai, la piazza vive di vita propria, respira. Se un giorno sta bene, io ho pubblico, e i negozi e le pizzerie vicine fanno affari. A loro facciamo piacere.
Capita di avere concorrenza? Concorrenza sleale?
Capita che ogni tanto qualcuno mette la musica più alta della mia, ma di solito queste persone vengono allontanate presto dai vigili. Non capita mai che qualcuno prenda il mio posto, perché questo è un lavoro libero, ma per farlo ci vuole la licenza.
Raccontami una giornata tipo di Marcel
Beh, prima dovevo venire da Formello, adesso ho preso una casetta un po’ sgarrupata, erano 10 anni che tentavano di affittarla, ma era così messa male… io però l’ho vista e mi è sembrata bellissima, perché non vedevo i calcinacci e le porte rotte e le finestre mancanti. Io vedevo come sarebbe diventata. Ho tolto i calcinacci, ho ripittato tutti i muri, uno giallo, uno verde, uno rosa, sono belli i colori, vienila a vedere! Beh, non ho fatto tutto da solo. Mi ha aiutato il giocoliere per una cosa, il mimo per un’altra… Poi ho inventato un giornaletto. E il pomeriggio mi organizzo per farlo con gli amici. Si chiama PNN (sta per Piazza Navona News) in cui si raccontano tutte le cose che accadono nella piazza che respira. La piazza, in realtà è la mia casa. Dopo aver trafficato un po’ con il giornaletto vengo al punto rosso (il luogo in cui si trova Marcel è evidenziato da un tratto di vernice rossa per terra, n.d.r.) e preparo lo spettacolo. Solitamente fino a mezzanotte, a volte vado via prima. Quando piove si guadagna lo stesso, perché alle prime goccioline gli altri pensano a sbaraccare perché poi si bagnano, io penso “fra un po’ finisce”. E così capita che sono l’unico a rimanere nella piazza.
Ti piace più la gente o più la libertà di fare quello che vuoi?
Beh, tutte e due le cose. Io sto con la gente perché voglio entrare nelle persone, mi piace conoscere ragazzi, parlare con loro, e lo faccio perché mi piace farlo, nessuno mi impone niente, poi se voglio lavorare lavoro, se non voglio non lo faccio. E’ impagabile la libertà, e sono impagabili anche tutti gli amici a cui strappo i sorrisi ogni volta. E anche i turisti che si divertono fanno piacere. Le persone che mi conoscono hanno fondato un fan club e mi hanno cotruito un sito internet. Vai a vederlo, è http://www.newmarcel.it/
Il motto di Marcel? Una frase che sintetizza la tua vita?
Io lo distribuisco a chi vede i miei spettacoli. È “Sii sempre te stesso, e nessuno potrà dirti di farlo in modo sbagliato”. Questa frase la direi a tutti quelli che si sforzano di essere contenti e non lo sono, a tutti quelli che hanno un vuoto dentro ma credono di essere felici, a chi usa la maschera di persona felice non solo con gli altri ma anche con se stesso, alla faccia del barboncino nero.
E chi è il barboncino nero?
Un mio amico, un barbone che è lì nella piazza. Sono anni che siamo amici, lo conosco da tanto tempo, ma non so come si chiama. So solo che quando ho bisogno di una mano lui c’è sempre, e viceversa. L’ultima volta che gli ho chiesto come si chiamava mi ha risposto “l’ultima volta che ti ho risposto?”. Ormai ho capito che il nome non conta. Conta la persona. Stesso discorso per ciuffo, per statua e per tutti gli “inquilini” della piazza. Io sono Marcel, mi conoscono come Marcel… certo meglio di “barboncino nero”….
Mi raccomando, quando esci dalla piazza chiudi la porta, che fa corrente
intervista by trinity.


venerdì 4 luglio 2008

SESSO? DROGA? RONK AND ROLL??? NOOO! A NOI NON SON SERVITI...ALMENO IERI

Non ci servono per divertirci. Il mare di notte ci basta.
Dopo essermi accocolata con i miei amici, su un tappeto posto sugli scolgli in riva al mare, di notte, con un'aria meravigliosa, un venticello leggero, le candele che illuminavano appena appena il tutto senza aiuto della luna, che ahimè non era lì riflessa nel mare, e dopo aver dormicchiato, aver riso e ascoltato le oscenità dei maschietti che discutevano di argomenti molto poco femminili...devo dire che mi sento molto non dico addirittura romantica (non succederà mai!), ma addolcita...si.

Quindi, avendo come sempre fatto un giro nel sito del mio capitano preferito, e avendo trovato una meravigliosa fiaba sui sogni, ve la posto.

Ve la colorerò un pò, come al solito...


LA STORIA DEI SOGNI

Dicembre 1995

P.S. Che insegna a sognare o a lottare, che è lo stesso.


Il vecchio Antonio affilava il machete e fumava sulla porta della sua capanna. Io dormicchiavo accanto a lui, cullato dal canto dei grilli e dalla stanchezza. Come dieci anni prima e dieci anni dopo l’affilato fumo del vecchio Antonio, il cielo era un mare notturno, così grande che non se ne vedeva la fine o il principio. La Luna era apparsa pochi minuti prima. Una nube di luce indicava la cima di una collina, balcone di un’argentea civetteria, trampolino di un tuffo deciso, o forse piattaforma di un nuovo, timido volo. Un filo dorato ammiccò appena alla valle in attesa. Poi passò dall’oro all’argento, e di qui al madreperla. Con le vele gonfie e rammendate volò verso l’alto. La notte passò navigando. Di sotto attendevano il silenzio e la nostalgia.
Dicembre 1975, 1985, 1995. Sempre il mare che si apre all’oriente. Non pioveva, ma il freddo bagnava i vestiti e i sogni inquieti del dormiveglia della lenta asfissia. Con la coda dell’occhio, il vecchio Antonio confermò che era sveglio e mi chiese: “Che cosa hai sognato?”.
“Niente” gli risposi mentre cercavo la pipa e il tabacco nella cartucciera.
“Male. Sognando si sogna e si conosce. Sognando si sa” replicò il vecchio Antonio tornando alla lenta carezza della lima sulla lingua affilata del suo machete.
“Male? E perché?” chiesi accendendo la pipa.
Il vecchio Antonio interruppe la sua opera e, dopo aver provato la lama, lasciò il machete in un angolo.
Le sue mani e le sue labbra cominciarono un sigaro e una storia.

La storia dei sogni

“La storia che ti voglio raccontare non me l’ ha raccontata nessuno.
In realtà me la raccontò mio nonno, ma mi avvertì che l’avrei compresa solo se l’avessi sognata. Perciò ti racconto la storia che ho sognata e non quella raccontata da mio nonno.” Il vecchio Antonio si stira le gambe e si strofina le ginocchia stanche. Con una boccata di fumo offusca il riflesso della Luna sul foglio d’acciaio che riposa sulle sue gambe e continua: “In ogni solco che compare sulla pelle dei grandi vecchi si custodisce e si protegge la vita dei nostri dèi. E’ il tempo passato che giunge fino a noi. La ragione dei nostri antenati cammina nel tempo.
Nelle parole degli anziani più anziani parlano i grandi dèi, e noi stiamo ad ascoltare. Quando le nubi toccano terra, aggrappandosi appena con le loro manine alla cima dei monti, i primi dèi scendono a giocare con gli uomini e le donne e insegnano loro cose vere. I primi dèi non amano mostrarsi, hanno volto di nube notturna.
Sono i sogni che sogniamo per essere migliori.
I primi dèi ci parlano e ci insegnano nei sogni. L’uomo che non sa sognare rimane solo e nasconde la sua ignoranza nella paura. Affinché potessero parlare, conoscere e conoscersi, i primi dèi insegnarono agli uomini e alle donne di mais a sognare, e diedero loro dei nahual perché li accompagnassero nel cammino della vita.
I nahual degli uomini e delle donne veri sono il giaguaro, l’aquila e il coyote.
Il giaguaro per combattere,
l’aquila per dar volo ai sogni,
il coyote per pensare e non cadere nell’inganno del potente.
Nel mondo dei primi dèi, i creatori del mondo, tutto è sogno.
La Terra su cui viviamo e moriamo è il grande specchio del sogno in cui vivono gli dèi. I grandi dèi vivono tutti insieme e sono tutti uguali. Nessuno è più in alto o più in basso. A mettere disordine nel mondo è l’ingiustizia che si fa governo e mette pochi in alto e molti in basso. Non è così nel loro mondo. Il mondo vero, il grande specchio del sogno dei primi dèi, i creatori del mondo, è molto grande e tutti sono uguali. Non è come il mondo di adesso, che si restringe perché pochi possano stare in alto e molti in basso.
Il mondo di adesso non è giusto, non riflette il mondo dei sogni in cui vivevano i primi dèi.
Per questo gli dèi regalarono agli uomini di mais uno specchio che si chiama dignità.
In esso gli uomini si vedono uguali e si ribellano se non sono uguali.
Così ebbe inizio la ribellione dei nostri antenati, gli stessi che oggi muoiono dentro di noi per permetterci di vivere.
Lo specchio della dignità serve a scacciare i demoni che distribuiscono l’oscurità. Visto allo specchio, il signore dell’oscurità si vede riflesso come il nulla che la compone. Come se fosse il nulla, in nulla si disfa di fronte allo specchio della dignità il signore dell’oscurità, che divide il mondo.
Gli dèi fissarono quattro punti su cui il mondo doveva poggiare. Non perché fosse stanco, ma perché gli uomini e le donne fossero alla stessa altezza, perché ci stessero tutti e nessuno si mettesse al di sopra degli altri. Gli dèi aggiunsero altri due punti, uno per volare e uno per stare sulla Terra. Un altro punto fissarono gli dèi, da cui gli uomini e le donne veri potessero partire per mettersi in cammino.
Sette sono i punti che danno senso al mondo e lavoro agli uomini e alle donne veri: il davanti e il dietro, l’uno e l’altro lato, il sopra e il sotto e
il settimo è la strada che sogniamo,
la meta degli uomini e delle donne di mais, quelli veri.
Una Luna in ogni seno regalarono gli dèi alle future madri, perché nutrissero di sogni i nuovi uomini e le nuove donne, che possiedono la storia e la memoria.
Senza di loro, la morte e l’oblio hanno il sopravvento. La Terra, la nostra grande madre, ha due seni, per insegnare a sognare agli uomini e alle donne.
Imparando a sognare imparano a diventare grandi, a diventare degni, imparano a lottare.
Per questo quando gli uomini e le donne veri dicono “è ora di sognare” è come se dicessero “è ora di lottare”.
Il vecchio Antonio smise di parlare, e io mi addormentai.
Lassù, il seno della Luna versava latte sul cammino di Santiago.
L’alba regnava e

tutto era ancora da fare, da sognare, da lottare


El sub, che mette da parte ricordi e un giardino

Subcomandante Marcos


Da “Racconti per una solitudine insonne”

martedì 1 luglio 2008

CORIANDOLI

E' vero, non avevo mai fatto un post sui coriandoli...che danno il nome al mio blog.
I coriandoli si lanciano durante le feste, a carnevale, compleanni, ma qui non c'è nessuna festa, e non è nemmeno carnevale.
Il nome viene da alcuni ideali che forse il blog sta perdendo che non esprime come all'inizio. L'idea, in realtà, era quella di diffondere, far amare e dare un senso alle idee di un uomo, di uomini che in un certo senso hanno incoraggiato e fatto fiorire certi pensieri, certi ideali... certi sogni.

Sono questi uomini i coriandoli.
E mi viene in mente il primo libro di Falcone che ho letto e mi viene da ridere pensando al modo in cui l'ho avuto. E poi ne è arrivato un altro e un altro e un altro ancora. Fino ad arrivare a Ultimo. No, non all'ultimo, a Ultimo, al Capitano Ultimo che si firma con la 'u' minuscola, che invece io scriverò sempre con la U maiscola. U come Ultimo, U come Uomo. E ci sto attaccata a questo uomo, quando leggo quello che scrive e sorrido...perchè Ultimo è l'essenza di tutto quello in cui credo. E lo so, non ne parlo spesso, ma semplicemente perchè sono i miei sogni di cui si parla. Eppoi? Poi, continuando a seguire questo percorso, il suo percorso, ho trovato altre persone straordinarie.
Il mio perchè è questo...
Abbiamo visto la fiction e prima della fiction abbiamo visto l' autostrada saltare in aria come in un gioco di coriandoli, senza voce.
E senza voce abbiamo visto passare l' indifferenza di quelli che "contano" di quelli cresciuti all' ombra dei palazzi grigi dove si decide il destino di quelli che per loro sono tanti piccoli numeri.
E abbiamo visto la speranza fiorire nelle strade e nell' albero di Falcone e Borsellino dietro al passamontagna senza volto di Ultimo che con i suoi carabinieri prendeva Riina e con lui l' impunità e l' arroganza stragista.
E noi siamo qua per gridare dove c' è silenzio, per ricordare a noi stessi che quei piccoli numeri sognano, ridono e piangono e sono un esercito di coriandoli colorati che odiano l' arroganza e l' indifferenza di quelli che nell' ombra dei palazzi grigi calpestano ogni fantasia, ogni libertà, ogni dignità.
Ultimo ci è sembrato da sempre uno di quei coriandoli colorati che non ha mai voluto sedersi all' ombra dei palazzi grigi.
E questo è il sito che gli amici senza nome del capitano Ultimo hanno voluto creare per non dimenticare i colori di tanti coriandoli che ogni giorno combattono la loro battaglia contro il grigio potere della mafia e della burocrazia, perché non si sentano mai soli, mai soltanto dei numeri.
La storia di Ultimo è incredibile, ed è una delle tante, ma noi vogliamo che su questa storia non vinca il silenzio, che non vinca l' indifferenza; e tu, amico, da che parte stai?

E ancora. Ultimo e i suoi uomini usano i passamontagna. E io all'inizio credevo che lo usassero per non essere riconosciuti... e invece...



"E di che colore?"
"Nero" disse Antonio. Ti ricordi del tizzone dell' altra notte?... Ce l' hai ancora?"
"Certo", rispose Zacarias e tornò in mezzo ai suoi compagni, seduti intorno a un fuoco vivido.
"Sarebbe bene utilizzare dei PASSAMONTAGNA neri- suggerì.
"Perchè dobbiamo coprirci il volto?" obiettò Hugo.
"Siamo come i messicani - rispose Rafael Sebastian - fin quando non conquisteranno i diritti che spettano a ciascun uomo sulla terra, non avranno faccia.
Noi, senza volto,
incarniamo tutti coloro che combattono per la GIUSTIZIA.
Non solo: rappresentiamo anche quelli che non hanno il coraggio di guardarsi in faccia.
Non abbiamo identità, per ora;
non siamo nessuno, ma, proprio per questo,
ogni uomo che cerca la LIBERTA'
può identificarsi con noi.
Noi siamo chiunque ..."
"Il nostro viso - aggiunse Tacho - sarà quello degli altri INDIOS morti per esistere: siamo la loro reincarnazione".
"Saremo come le nuvole" disse Ana Maria, indicando il cielo - .
La pioggia viene dalle nubi che si scontrano sopra le cime delle montagne. Combattono per il privilegio di morire,
di diventare la pioggia che nutre i campi..
Senza volto come le nuvole,
come queste ci batteremo
per l' onore di essere il seme della terra"







Questa è la più dolce idea di giustizia che Ultimo mi ha insegnato.





anche se... come spesso capita...


"Oggi, 20 settembre 1997, a conclusione di un progetto portato avanti con costante determinazione, viene sancita dal comando del Ros la soppressione di Crimor, Unità militare combattente.
L'egemonismo burokratico celebra se stesso e il suo potere di sovrastruttura fine a se stessa. E' l'ora di ripiegare soggettivamente su posizioni alternative. Uscendo dai percorsi di lotta alla criminalità mafiosa sento il dovere di ringraziare quegli uomini valorosi con cui ho avuto il privilegio di vivere combattendo.
Solo a loro va il mio rispetto più profondo, solo da loro ho imparato molto di più di quanto abbia potuto insegnare, solo per loro i sacrifici di una vita hanno avuto un senso.
La nostra presenza costituirà per il futuro un'accusa permanente verso quella burokrazia egemone che non ha saputo combattere, ma ha saputo distruggere quelli che combattevano.
Insieme con voi finisce il sogno dei "soldati straccioni".
Era un bel sogno".





Qui non esistono i 'c'era una volta', oppure 'e vissero tutti felici e contenti...'.
Forse è per questo che mi piacciono le favole, forse è per questo che continuo a credere in quello che mi ha insegnato Ultimo...e quello che mi insegnano i soldati straccioni



martedì 24 giugno 2008

SOMEWHERE OVER THE RAINBOW



Una meravigliosa canzone recita...
"somewhere over the rainbow, way up high...And the dreams that you dreamed of , Once in a lullaby.."

"da qualche parte, sopra l'arcobaleno, proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto una volta durante una ninna nanna..."

"...And the dreams that you dreamed of Dreams really do come true"

"e i sogni che hai fatto, i sogni diventano davvero realtà"

Questa canzone è verissima. Sono sicura che da qualche parte, lì dove inizia, o finisce l'arcobaleno ...i sogni diventano realtà...
Eppure c'è chi dice che l'arcobaleno è un effetto ottico,
bè...io dico che non è così! NO! AFFATTO.

L'arcobaleno non è un effetto ottico.

L'arcobaleno è simbolo di pace,
L'arcobaleno è la mia pace, sull'arcobaleno, ricordo, che credevo ci galopassero i cavalli, ci abitassero le fate...e se invece sti cavalli ci galoppassero davvero? Se davvero ci fossero ste fate? Se l'arcobaleno fosse il transito per entrare in un altro mondo? embèèè??? cosa ribattete voi che amate dire che l'arcobaleno non esiste???
La verità è che non siete riusciti a salirci, allora dite che non è fattibile, "la scienza ha sempre ragione"..eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?????????
Lo dite solo perchè siete tanto grigi, come i palazzi delle città attorniati da tutta quella nebbia che...OH pensate...sull'arcobaleno non ci sta. Eppure quanti ce ne stanno che non sono grigi quanto voi.

Capitano Ultimo è il mio arcobaleno,
Falcone è il mio arcobaleno,
Borsellino è il mio arcobaleno,
Azzurra è il mio arcobaleno,
Indio è il mio arcobaleno,
Kaishe è il mio arcobaleno,
Daniela è il mio arcobaleno...visto che colori??
Io ho la prova che l'arcobaleno non è scienza. L'ho trovata nel sito del Capitano Ultimo

foto diretta dalla Svizzera. Grazie Donatella.

La storia dei sette arcobaleni
Il pomeriggio stava già per smettere di esserlo. C'era quel grigiobrillante che a volte annuncia anche l'aurora. Il vecchio Antonio finìdi sistemare due sacchi di caffè pergamino e si sedette al mio fianco.Io aspettavo l'arrivo di una staffetta che mi doveva aiutare adattraversare un villaggio in cui non c'erano compagni.L'attraversamento doveva avvenire di notte. Sorgeva il gennaio esorgeva il 1986. Era ancora tempo di nasconderci, di occultarci agliocchi di coloro di cui in futuro saremmo stati parte. Io guardavo verso occidente e nascosto dietro il fumo della pipa cercavo di sognare un domani diverso. Il vecchio Antonio rimase in silenzio facendo soltanto il rumore necessario per arrotolarsi con un doblador una di quelle sigarette che annunciavano fumo e storie. Ma il vecchio Antonio nonparlò. Rimase a guardare nella direzione verso cui io guardavo easpettò paziente che parlassi: " Fino a quando continueremo anasconderci dalla nostra gente?", dissi mentre l'ultima boccata di fumo scappava dal fornello della pipa. Il vecchio Antonio si schiarì la voce e decise finalmente di accendere la sigaretta e la parola. Lentamente,come chi addolcisce la speranza, il vecchio Antonio dette nuova luce alpomeriggio con la storia dei sette arcobaleni."Proprio al principio dei mondi che i nostri avi avrebbero camminato, i più grandi dèi, quelli che crearono il mondo, i primi, scesero aparlare con gli uomini e le donne di mais. Era un pomeriggio comequesto, di freddo, di pioggia, e di tremulo sole. I primi tra gli dèi si sedettero a discutere con gli uomini e le donne di mais peraccordarsi su quali cammini dovessero percorrere gli uomini e le donne veritieri. Perché questi dèi, che erano i primi, quelli che crearono il mondo, non erano autoritari come gli dèi che arrivarono dopo. Non erano prepotenti i primi dèi, cercavano di andare d'accordo tra di loro e con gli uomini e le donne di mais. Cercavano di giungere al cammino migliore insieme, mettendosi d'accordo e parlando saggiamente. Dunque in quel pomeriggio, che era uno dei primi del primo tra i mondi, gli dèi più grandi stavano a parlare con gli uomini e le donne di mais, da eguali.
Si accordavano per cercare dei buoni accordi con gli altri uomini e le altre donne, di altre lingue e di altre idee. Dovevano camminare, gli uomini e le donne di mais, molto lontano dentro il loro cuore percercare parole che potessero essere intese da altri uomini e altre donne, altri colori, altri cuori.
Dunque stabilirono quali lavori dovessero fare gli uomini e le donne di mais per dar vita a un mondo buono. E decisero che sette erano i primi lavori, quelli fondamentali per farne poi altri. E parlavano i sette primi dèi, quelli che crearono il mondo, dicendo che sette erano i lavori che dovevano essere compiuti perché il mondo fosse buono e cifacesse nuovi. Dicevano gli dèi più dovevano essere sette perché sette erano le arie e i cieli che davano un tetto al mondo, e dicevano i primi dèi che questi erano i sette cieli: il settimo cielo era quello di Nohochaacyum, il grande padre Chaac.

Nel sesto cielo stavano i Chaacob, gli dèi della pioggia.

Nel quinto i Kuilob Kaaxob, i signori del deserto.

Nel quarto cielo i guardiani degli animali.

Nel terzo cielo gli spiriti cattivi.

Nel secondo gli dèi del vento.

Nel primo, immediatamente sopra la terra, i Balamob che custodiscono le croci dei villaggi e dei campi di mais.
Nelle profondità stava Kisin, il dio del tremore e della paura, il diavolo. E dicevano anche, i primi dèi, che sette erano i colori e sette era il numero con cui si cintavano.
La storia dei colori già te l'ho raccontata un giorno, quella dei sette lavori te la racconterò se ci sarà tempo e modo che tu la ascolti e che io la racconti ", terminò il vecchio Antonio, nel momento in cui si consumava l'ultimo baglioredella sua sigaretta.Giunse il silenzio in cui il vecchio Antonio ridava forma al fumo e aisogni. Il piccolo lampo di un cerino nella sua mano e il fuoco riprese:" Dunque gli uomini e le donne di mais furono d'accordo nel fare i sette lavori perché il mondo fosse buono, e guardarono verso il luogo dove il sole e la luna si avvicendano nel loro dormiveglia e chiesero ai primi dèi quanto dovessero camminare per realizzare i sette lavori che servivano per fare nuovo il mondo. I primi dèi risposero che sette volte sette avrebbero dovuto camminare il sette, perché questo era il numero che ricordava che non tutti possono essere pari e che sempre c'èposto per un altro. Dunque gli uomini e le donne di mais annuirono e sivoltarono a guardare verso la montagna, forziere che a turno custodivai seni della madre terra, uno di giorno, l'altro di notte. E guardando,gli uomini e le donne di mais si chiesero come avrebbero saputo quantevolte è sette volte sette camminare il numero sette. I primi dèi dissero che non lo sapevano neanche loro, perché erano i primi tra gli dèi ma non sapevano tutto e dovevano ancora studiare molto e per questo non se ne andavano ma rimanevano con gli uomini e le donne di mais, per imparare insieme ciò che era nuovo. Allora i primi dèi fecero un'assemblea con gli uomini e le donne di mais e insieme si misero a pensare come trovare insieme il giusto cammino che avrebbe fatto nuovoil mondo. In ciò erano intenti, ovvero nel pensarsi, sapersi, parlarsi,impararsi, stare lì, quando la pioggia si appese proprio alla metà del pomeriggio senza cadere né salire, semplicemente restando lì. Gli uomini e le donne di mais rimasero a guardare e anche i primi dèi, e proprio lì iniziò a dipingersi un ponte di luce, nuvole e colori. Il ponte pareva venire dalla montagna e andare verso valle ma poi si videmeglio che il ponte di luce, colori e nuvole non andava da nessuna parte e non proveniva da alcun luogo ma stava semplicemente lì, sulla pioggia e sul mondo. Il ponte di luce, colori e nuvole aveva sette colori che gli facevano da frangia. I primi dèi e gli uomini e le donne di mais si guardarono e poi tornarono a guardare il ponte,

che non andava veniva ma semplicemente stava

e allora capirono che il ponte di luce, colori e nuvole non andava né veniva ma serviva per andare e per venire, e dunque furono molto felici tutti coloro che stavano a pensarsi e a impararsi, e capirono che era quella cosa buona, essere ponte perché vadano o vengano i mondi buoni, quelli nuovi che noi facciamo. Subito i musici tirarono fuori i loro strumenti e subitosi levarono in piedi i primi dèi e gli uomini e le donne veritieri e simisero a ballare perché già iniziavano a pensarsi, sapersi, parlarsi e conoscersi. Appena finito di ballare si riunirono un'altra volta es coprirono che sette volte sette significava che sette arcobaleni di sette colori dovevano passare durante il cammino perché potessero compiersi i sette lavori principali. E già sapevano che finiti i primi sette ne sarebbero seguiti altri sette, perché i ponti di colori, di nuvole e luce non vanno e non vengono, non hanno né un principio né untermine, non iniziano e non finiscono ma attraversano sempre da una sponda all'altra. Questo fu l'accordo che presero i primi dèi e gli uomini e le donne veritieri. Per questo, da quel pomeriggio di felicità e sapere, gli uomini e le donne di mais, i veritieri, passano la vitaf acendo ponti e anche nella morte fanno ponti. Sempre ponti di colori,nuvole e luce, sempre ponti per andare da una sponda all'altra, perfare i lavori che generano il mondo nuovo, quello che ci fa buoni,sette volte sette camminano gli uomini e le donne di mais, i veritieri. Facendo ponti vivono, facendo ponti muoiono.".Il vecchio Antonio tacque. Io rimasi a guardarlo e stavo quasi per chiedergli che cosa avesse a che fare tutto ciò con la mia domanda su quanto tempo avremmo dovuto nasconderci, quando una luce gli ravvivò lo sguardo e sorridendo mi indicò la montagna, a occidente. Io mi girai evidi un

arcobaleno che non andava e non veniva, che semplicemente stava , facendo ponti per i mondi, facendo ponti per i sogni.

PoesiAzione

Subcomandante Marcos
Da “Racconti per una solitudine insonne”



domenica 11 maggio 2008

LA PARTITA DEL CUORE E PROGETTO MISTICA

Lunedì 12 Maggio si giocherà la partita del cuore.
Scenderanno in campo la Nazionale Italiana Cantanti con Luca Barbarossa, Enrico Ruggeri, Gigi D’Alessio, e l’attore Raul Bova e ancora Eros Ramazzotti, Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Marco Masini, Paolo Belli; contrapposta ad una super squadra composta da Maradona, Gigi Buffon, Marco Materazzi, Rino Gattuso, Daniele De Rossi, Simone Perrotta. L'intero ricavato sarà devoluto alla fondazione Parco della Mistica.

Il parco della mistica è una fondazione onlus nata dalla collaborazione tra l'attore Raul Bova e il Capitano Ultimo.
Si tratta di un campus produttivo della legalità e della solidarietà presso la Tenuta della Mistica, tra il VII e VIII Municipio a ridosso del Grande raccordo anulare, 33 ettari di terreno da riqualificare dal punto di vista edile, agricolo e soprattutto sociale.
Nel campus produttivo della Mistica si potrà fare davvero di tutto.
Agricoltura biologica, produzione del vino e dell'olio, della frutta, della verdura. Ci saranno anche voliere per il recupero della fauna ferita. Laboratori per lalavorazione della creta, del cuoio, dei metalli. E sarà dato ampio spazio alla creatività, alla cultura: con laboratori teatrali e sale multifunzionali per incontri e dibattiti culturali.
Tra i programmi della tenuta della Mistica c'è anche l'idea di insegnare lingue e civiltà perdute e lontane, come la lingua apache, quella maya, quella tibetana. E ci saranno laboratori dove verranno insegnate arti antiche, a cominciare dalla tessitura, quella a manocon i telai.
Il campo di calcio sarà vicino ad un campo da tennis e vicino ad una (o forse più) case famiglia che ospiteranno una trentina di persone svantaggiate. Oltre ad un albergo sociale con ottanta posti letto, siprevede anche un camping con altrettanti posti tenda ed una pistaciclabile che attraverserà l'intera tenuta.


"La RibellAzione corre lungo i muri scrostati delle periferie, nei cortili sporchi dove l' uguaglianza è solo nella miseria, nel vuoto, nella violenza che copre ogni dignità. Noi siamo la ribellione a quella violenza, a quel potere e a quella miseria, e quando dico questo, i nostri occhi sono splendenti perchè non hanno un padrone!" ULTIMO


esiste inoltre un altro modo per appoggiare l'iniziativa.
mada un sms da 2 euro al numero

48546

il numero sarà attivo dall'1 al 20 Maggio.

domenica 4 maggio 2008

APPOGGIAMO UN COMBATTENTE

"Io come sempre, sono con Arciere che è un grande combattente e, come sempre, con Arciere continueremo a lottare per la giustizia contro l'ingiustizia''.

ultimo





Al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


Tempo fa, si parlava dell'impossibile cattura del boss di Cosa Nostra. Latitante per decenni, fu affidata alla squadra di Ultimo la sua cattura.
Dopo tre mesi di estenuante lavoro e di sacrifici, l'impresa riusci'. In tanti sono stati a sollevare dubbi su Ultimo, ma nessuno ha sollevato dubbi su chi per decine di anni, non ha neanche tentato la ricerca del pericoloso latitante. Questo, si sa, e' lo Stato che premia "chi non fa", e punisce "chi fa" il proprio dovere.
A distanza di 15 anni il fatto si ripete. Avviene un furto dall'entita' colossale. Nessuno trova la refurtiva. Ci riesce un semplice maresciallo, che trova anche qualcosa in piu' di quello che era stato trafugato. Medaglia al valore? Negativo! Una meritata punizione. Arrestato perche' AVREBBE POTUTO con questa operazione avere un riconoscimento in termini di carriera. Nessuno ha voluto ascoltare le dichiarazioni del maresciallo, che non aspettava altro che essere ascoltato da un pm. Si e' preferito passare direttamente al rinvio a giudizio. Così come è avvenuto per UItimo, adesso e' il suo turno. In tanti ci chiediamo come mai in privato non e' stato possibile spiegare come sono andate le cose (anche perche' nulla e' stato fatto senza il consenso della Procura).
Ci chiediamo se sia di utilità a Cosa Nostra, piu' che a un tribunale italiano, sapere il modus operandi di questi uomini, che uno per uno sono stati puniti, umiliati, processati. Se dubbi vi sono stati, sarebbe bastato ricevere il maresciallo Ravera (nome ormai pubblico) e ascoltare le sue spiegazioni, piu' che rendere note le tecniche investigative.
Pensiamo che questa operazione voglia essere un deterrente verso le persone che combattono contro la criminalità organizzata.
La chiarezza e la trasparenza ci sarebbero state comunque, senza portare in tribunale e di dominio "pubblico a TUTTI" le tecniche investigative usate, oltre che le generalita' di chi ha combattuto Cosa Nostra in modo serio e non per apparire in talk show, ma per dovere morale.
Chiediamo che al più presto venga fatta luce sull'accaduto, con la certezza assoluta della totale estraneita' dei fatti di cui è accusato "Arciere", ma chiediamo anche che si cominci a indagare su chi sta facendo un favore a Cosa Nostra con queste operazioni punitive, atte solo a mettere un mirino intorno alle persone che hanno contribuito alla cattura di Riina.



Distinti saluti

Gruppo Capitano Ultimo



per firmare la petizione

http://www.censurati.it/voxpeople/arciere/


IL NOSTRO ESERCITO INVINCIBILE,
I NOSTRI SPLENDIDI EROI DI TUTTI I GIORNI, I NOSTRI GUERRIERI COLORATI CHE OGNI MATTINA VESTITI DI MILLE COLORI OCCUPANO LE AULE, LE STRADE, LE PERIFERIE, I CORTILI DI QUESTA NOSTRA ITALIA,

I NOSTRI FIGLI E I NOSTRI FRATELLI, CHE SONO I NOSTRI SOGNI DI SEMPRE, SEMPRE UGUALI E SEMPRE DIVERSI.
LE NOSTRE PAURE E LE NOSTRE SPERANZE,
I NOSTRI MILLE DUBBI E LE NOSTRE CERTEZZE.

COME LE GOCCE DELLA PIOGGIA DANZIAMO SULLA VOSTRA ARROGANZA E DIVENTIAMO FIUMI DI GIUSTIZIA, TORRENTI IMPETUOSI DI RIVOLTA AI VOSTRI CRIMINI, ALLA VOSTRA INDIFFERENZA COMPLICE, ALLA VOSTRA AMBIGUITA' CONSAPEVOLE.

NOI SIAMO I VOSTRI FIGLI, I VOSTRI FRATELLI, I VOSTRI MIGLIORI AMICI, E SIAMO UNA MOLTITUDINE, UN' ECO SENZA FINE DI SUSSURRI E DI SGUARDI CHE NON FINISCONO.

NON FINISCONO NELLA POLVERE DELLE MACERIE,
NON FINISCONO NEL DOLORE DELLA TORTURA,
NON FINISCONO NELLA VIOLENZA DEL RICATTO,
NON FINISCONO NELLA VILTA' DI CHI ABUSA.

ED E' UN ESERCITO INVINCIBILE, PERCHE' SIAMO I VOSTRI SOGNI PERDUTI, LA VOSTRA UMANITA' SVENDUTA, LA VOSTRA DOLCEZZA RIMOSSA, LA DIGNITA' CHE AVETE TRADITO.

gruppo capitano ultimo