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CARLO RUTA - FIRMA LA PETIZIONE!
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Io mi girai e vidi un arcobaleno che non andava e non veniva, che semplicemente stava , facendo ponti per i mondi, facendo ponti per i sogni.


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...tutto è ancora da fare, da sognare, da lottare...

martedì 24 giugno 2008

SOMEWHERE OVER THE RAINBOW



Una meravigliosa canzone recita...
"somewhere over the rainbow, way up high...And the dreams that you dreamed of , Once in a lullaby.."

"da qualche parte, sopra l'arcobaleno, proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto una volta durante una ninna nanna..."

"...And the dreams that you dreamed of Dreams really do come true"

"e i sogni che hai fatto, i sogni diventano davvero realtà"

Questa canzone è verissima. Sono sicura che da qualche parte, lì dove inizia, o finisce l'arcobaleno ...i sogni diventano realtà...
Eppure c'è chi dice che l'arcobaleno è un effetto ottico,
bè...io dico che non è così! NO! AFFATTO.

L'arcobaleno non è un effetto ottico.

L'arcobaleno è simbolo di pace,
L'arcobaleno è la mia pace, sull'arcobaleno, ricordo, che credevo ci galopassero i cavalli, ci abitassero le fate...e se invece sti cavalli ci galoppassero davvero? Se davvero ci fossero ste fate? Se l'arcobaleno fosse il transito per entrare in un altro mondo? embèèè??? cosa ribattete voi che amate dire che l'arcobaleno non esiste???
La verità è che non siete riusciti a salirci, allora dite che non è fattibile, "la scienza ha sempre ragione"..eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?????????
Lo dite solo perchè siete tanto grigi, come i palazzi delle città attorniati da tutta quella nebbia che...OH pensate...sull'arcobaleno non ci sta. Eppure quanti ce ne stanno che non sono grigi quanto voi.

Capitano Ultimo è il mio arcobaleno,
Falcone è il mio arcobaleno,
Borsellino è il mio arcobaleno,
Azzurra è il mio arcobaleno,
Indio è il mio arcobaleno,
Kaishe è il mio arcobaleno,
Daniela è il mio arcobaleno...visto che colori??
Io ho la prova che l'arcobaleno non è scienza. L'ho trovata nel sito del Capitano Ultimo

foto diretta dalla Svizzera. Grazie Donatella.

La storia dei sette arcobaleni
Il pomeriggio stava già per smettere di esserlo. C'era quel grigiobrillante che a volte annuncia anche l'aurora. Il vecchio Antonio finìdi sistemare due sacchi di caffè pergamino e si sedette al mio fianco.Io aspettavo l'arrivo di una staffetta che mi doveva aiutare adattraversare un villaggio in cui non c'erano compagni.L'attraversamento doveva avvenire di notte. Sorgeva il gennaio esorgeva il 1986. Era ancora tempo di nasconderci, di occultarci agliocchi di coloro di cui in futuro saremmo stati parte. Io guardavo verso occidente e nascosto dietro il fumo della pipa cercavo di sognare un domani diverso. Il vecchio Antonio rimase in silenzio facendo soltanto il rumore necessario per arrotolarsi con un doblador una di quelle sigarette che annunciavano fumo e storie. Ma il vecchio Antonio nonparlò. Rimase a guardare nella direzione verso cui io guardavo easpettò paziente che parlassi: " Fino a quando continueremo anasconderci dalla nostra gente?", dissi mentre l'ultima boccata di fumo scappava dal fornello della pipa. Il vecchio Antonio si schiarì la voce e decise finalmente di accendere la sigaretta e la parola. Lentamente,come chi addolcisce la speranza, il vecchio Antonio dette nuova luce alpomeriggio con la storia dei sette arcobaleni."Proprio al principio dei mondi che i nostri avi avrebbero camminato, i più grandi dèi, quelli che crearono il mondo, i primi, scesero aparlare con gli uomini e le donne di mais. Era un pomeriggio comequesto, di freddo, di pioggia, e di tremulo sole. I primi tra gli dèi si sedettero a discutere con gli uomini e le donne di mais peraccordarsi su quali cammini dovessero percorrere gli uomini e le donne veritieri. Perché questi dèi, che erano i primi, quelli che crearono il mondo, non erano autoritari come gli dèi che arrivarono dopo. Non erano prepotenti i primi dèi, cercavano di andare d'accordo tra di loro e con gli uomini e le donne di mais. Cercavano di giungere al cammino migliore insieme, mettendosi d'accordo e parlando saggiamente. Dunque in quel pomeriggio, che era uno dei primi del primo tra i mondi, gli dèi più grandi stavano a parlare con gli uomini e le donne di mais, da eguali.
Si accordavano per cercare dei buoni accordi con gli altri uomini e le altre donne, di altre lingue e di altre idee. Dovevano camminare, gli uomini e le donne di mais, molto lontano dentro il loro cuore percercare parole che potessero essere intese da altri uomini e altre donne, altri colori, altri cuori.
Dunque stabilirono quali lavori dovessero fare gli uomini e le donne di mais per dar vita a un mondo buono. E decisero che sette erano i primi lavori, quelli fondamentali per farne poi altri. E parlavano i sette primi dèi, quelli che crearono il mondo, dicendo che sette erano i lavori che dovevano essere compiuti perché il mondo fosse buono e cifacesse nuovi. Dicevano gli dèi più dovevano essere sette perché sette erano le arie e i cieli che davano un tetto al mondo, e dicevano i primi dèi che questi erano i sette cieli: il settimo cielo era quello di Nohochaacyum, il grande padre Chaac.

Nel sesto cielo stavano i Chaacob, gli dèi della pioggia.

Nel quinto i Kuilob Kaaxob, i signori del deserto.

Nel quarto cielo i guardiani degli animali.

Nel terzo cielo gli spiriti cattivi.

Nel secondo gli dèi del vento.

Nel primo, immediatamente sopra la terra, i Balamob che custodiscono le croci dei villaggi e dei campi di mais.
Nelle profondità stava Kisin, il dio del tremore e della paura, il diavolo. E dicevano anche, i primi dèi, che sette erano i colori e sette era il numero con cui si cintavano.
La storia dei colori già te l'ho raccontata un giorno, quella dei sette lavori te la racconterò se ci sarà tempo e modo che tu la ascolti e che io la racconti ", terminò il vecchio Antonio, nel momento in cui si consumava l'ultimo baglioredella sua sigaretta.Giunse il silenzio in cui il vecchio Antonio ridava forma al fumo e aisogni. Il piccolo lampo di un cerino nella sua mano e il fuoco riprese:" Dunque gli uomini e le donne di mais furono d'accordo nel fare i sette lavori perché il mondo fosse buono, e guardarono verso il luogo dove il sole e la luna si avvicendano nel loro dormiveglia e chiesero ai primi dèi quanto dovessero camminare per realizzare i sette lavori che servivano per fare nuovo il mondo. I primi dèi risposero che sette volte sette avrebbero dovuto camminare il sette, perché questo era il numero che ricordava che non tutti possono essere pari e che sempre c'èposto per un altro. Dunque gli uomini e le donne di mais annuirono e sivoltarono a guardare verso la montagna, forziere che a turno custodivai seni della madre terra, uno di giorno, l'altro di notte. E guardando,gli uomini e le donne di mais si chiesero come avrebbero saputo quantevolte è sette volte sette camminare il numero sette. I primi dèi dissero che non lo sapevano neanche loro, perché erano i primi tra gli dèi ma non sapevano tutto e dovevano ancora studiare molto e per questo non se ne andavano ma rimanevano con gli uomini e le donne di mais, per imparare insieme ciò che era nuovo. Allora i primi dèi fecero un'assemblea con gli uomini e le donne di mais e insieme si misero a pensare come trovare insieme il giusto cammino che avrebbe fatto nuovoil mondo. In ciò erano intenti, ovvero nel pensarsi, sapersi, parlarsi,impararsi, stare lì, quando la pioggia si appese proprio alla metà del pomeriggio senza cadere né salire, semplicemente restando lì. Gli uomini e le donne di mais rimasero a guardare e anche i primi dèi, e proprio lì iniziò a dipingersi un ponte di luce, nuvole e colori. Il ponte pareva venire dalla montagna e andare verso valle ma poi si videmeglio che il ponte di luce, colori e nuvole non andava da nessuna parte e non proveniva da alcun luogo ma stava semplicemente lì, sulla pioggia e sul mondo. Il ponte di luce, colori e nuvole aveva sette colori che gli facevano da frangia. I primi dèi e gli uomini e le donne di mais si guardarono e poi tornarono a guardare il ponte,

che non andava veniva ma semplicemente stava

e allora capirono che il ponte di luce, colori e nuvole non andava né veniva ma serviva per andare e per venire, e dunque furono molto felici tutti coloro che stavano a pensarsi e a impararsi, e capirono che era quella cosa buona, essere ponte perché vadano o vengano i mondi buoni, quelli nuovi che noi facciamo. Subito i musici tirarono fuori i loro strumenti e subitosi levarono in piedi i primi dèi e gli uomini e le donne veritieri e simisero a ballare perché già iniziavano a pensarsi, sapersi, parlarsi e conoscersi. Appena finito di ballare si riunirono un'altra volta es coprirono che sette volte sette significava che sette arcobaleni di sette colori dovevano passare durante il cammino perché potessero compiersi i sette lavori principali. E già sapevano che finiti i primi sette ne sarebbero seguiti altri sette, perché i ponti di colori, di nuvole e luce non vanno e non vengono, non hanno né un principio né untermine, non iniziano e non finiscono ma attraversano sempre da una sponda all'altra. Questo fu l'accordo che presero i primi dèi e gli uomini e le donne veritieri. Per questo, da quel pomeriggio di felicità e sapere, gli uomini e le donne di mais, i veritieri, passano la vitaf acendo ponti e anche nella morte fanno ponti. Sempre ponti di colori,nuvole e luce, sempre ponti per andare da una sponda all'altra, perfare i lavori che generano il mondo nuovo, quello che ci fa buoni,sette volte sette camminano gli uomini e le donne di mais, i veritieri. Facendo ponti vivono, facendo ponti muoiono.".Il vecchio Antonio tacque. Io rimasi a guardarlo e stavo quasi per chiedergli che cosa avesse a che fare tutto ciò con la mia domanda su quanto tempo avremmo dovuto nasconderci, quando una luce gli ravvivò lo sguardo e sorridendo mi indicò la montagna, a occidente. Io mi girai evidi un

arcobaleno che non andava e non veniva, che semplicemente stava , facendo ponti per i mondi, facendo ponti per i sogni.

PoesiAzione

Subcomandante Marcos
Da “Racconti per una solitudine insonne”



11 commenti:

STEFY ha detto...

Ciao ROBERTA, volevo comunicarti che da me, c'è un premio per te.

Perchè sei una persona carina,
perchè sei accorta ed incuriosita,
perchè sei molto intelligente,
perchè sei vigile ed interessata a quello che ti succede intorno !!!

Kaishe ha detto...

Oddio che bello!!!
Questo post toglie il fiato come l'arcobaleno che compare all'improvviso dopo la pioggia e nel cuore risveglia la nostalgia dell'armonia con Dio e con la Creazione...
Io non credo che dire "Grazie!" sia sufficiente... ma non so dire altro...

..

C'è una cosa che non ci diciamo mai perchè (forse) ci imbarazza... o temiamo interpretazioni dense di faciloneria:
Che Dio ti benedica...
(setta nel suo più vero significato!)

Kaishe ha detto...

Questo post è bellissimo... ogni volta che lo si legge...
Io sarei tentata pure di rubartelo... ma magari penserò di utilizzarlo solo come ispirazione...
In ogni modo, GRAZIE per ciò che ho imparato dai tuoi ideali... per le persone che ho incontrato e che, per certi versi, tu mi hai rpesentato anche se formalmente le conoscevo già...
Un abbraccio!

ha detto...

madò kai...che cose belle mi hai detto...se vuoi il post te lo puoi prendere a me non può fare che piacere. davvero.
e...te l'ho già detto...sei una persona speciale e io sono felicissima di averti incontrata

Anonimo ha detto...

ciO ROBEETA...LEWGGENDO QUESTO TUO BELLISISMO POST NON POSSO CHE FARTI DONO DI QUESTA PICCOLA STORIA:



La leggenda dei colori

" Una volta i colori del mondo cominciarono a litigare: tutti reclamavano di essere il migliore, l'indispensabile, il preferito.

Il Verde disse: "E' chiaro che io sono il più importante. Sono l'emblema della vita e della speranza. Sono stato scelto per l'erba, le foglie, gli alberi, senza di me gli animali morirebbero. "

Il Blu lo interruppe: "Pensi solo alla terra, ma considera il cielo e il mare. L'acqua è la fonte della vita. Senza la mia pace, ognuno di voi sarebbe nulla."

Il Giallo rideva sotto i baffi: "Siete tutti così seri! Io porto il sorriso, la felicità e il calore nel mondo. Il sole, la luna e le stelle sono gialle. Senza di me non ci si divertirebbe."
L'Arancione cominciò a cantare le proprie lodi: "Io sono il colore della salute e della forza. Porto le più importanti vitamine. Pensate alle carote, alle zucche, alle arance, ai mango. Non vado in giro a bighellonare tutto il giorno, ma quando riempio il cielo all'alba o al tramonto, la mia bellezza è così folgorante che nessuno rivolge più il pensiero a qualcuno di voi."

Il Rosso non sopportò più a lungo e gridò: "Io sono il vostro sovrano, sono il sangue della vita! Sono il colore del pericolo e del coraggio. Metto il fuoco nelle vene. Senza di me la terra sarebbe vuota come la luna. Sono il colore della passione e dell'amore."

Il Viola andò su tutte le furie. Era molto alto e parlò con grande superbia: "Io sono il colore della regalità e del potere. Re, capi e vescovi hanno sempre scelto me come segno d'autorità e saggezza. La gente non discute quello che dico, ascolta e obbedisce."

E infine parlò l'Indaco, molto più calmo degli altri ma con ancor maggiore determinazione: "Pensate a me. Sono il colore del silenzio. Mi si nota appena, ma senza di me diventereste tutti superficiali. Io rappresento il pensiero e la riflessione, il crepuscolo e l'acqua profonda. Avete bisogno di me come contrappeso, per la preghiera e per la pace interiore."

Così i colori continuarono a vantarsi, ciascuno convinto della propria superiorità. I loro contrasti divennero sempre più forti. Poi ci fu un lampo, e un tuono rombò. La pioggia cominciò a cadere implacabilmente. I colori cominciarono a temere il peggio e si stringevano fra loro per farsi coraggio. Nel bel mezzo della tempesta, la pioggia cominciò a parlare: "Pazzi, che lottate fra di voi cercando di dominarvi l'un l'altro! Non sapete che siete stati creati ciascuno per una ragione diversa, unica e particolare? Unite le mani e venite con me." Facendo com'era stato richiesto loro, i colori si diedero le mani. La pioggia continuò: "D'ora in poi, quando pioverà, ognuno di voi attraverserà il cielo in un grande arco, per ricordarsi che potete vivere in pace. Che l'arcobaleno sia il segno della speranza nel futuro."

E così, ogni volta che un buon acquazzone lava il mondo e l'arcobaleno appare in cielo, abbiamo una buona occasione per ricordare di rispettarci l'un l'altro."

ciao happyclown

ha detto...

grazie mille happyclown...è bellissima, stupenda!!!!!!!

Kaishe ha detto...

Mi unisco ai complimenti... e guarderò con un'altra attenzione il prossimo arcobaleno che avrò occasione di ammirare...

Unknown ha detto...

noooooo! avevo scritto un commento lungo un arcobaleno ed è scomparso...
non so come funziona :-(

Unknown ha detto...

non posso andarmene così, ma ora l'ispirazione se n'è andata!
ti lascio un abbraccio, scusami, tornerò... complimenti, tutto fantastico, compreso i commenti qui sopra...

ha detto...

ciao misigi...mi dispiace che il tuo commento si sia cancellato :(... adesso mi lasci con la curiosità...cmq è capitato anche a me che si siano cancellati papiri...io do sempre la colpa a blogger :D
grazie per il complimenti, ma voi siete troppo gentili con me, non li merito
un abbraccio e un bacio

Unknown ha detto...

quel che non riesce a fare la fortuna lo fa l'informatica... fiuuuuuu!!!

ciao roberta, eccomi :-)
devo dire che prima di tutto sono rimasta affascinata dalla tua pagina... se poi mi metti robin hood mi stendi ;-) complimenti!
l'arcobaleno che hai creato è superbo, un insieme di sensazioni e colori (aiutata anche dalla stupenda favola di happyclown) che mi hanno fatto iniziare con ancor più gioia la giornata.
la storia del saggio antonio è il meraviglioso cammino della vita.
ti auguro tanti ponti colorati che ti portino direttamente nel mondo dei sogni e da lì ti facciano tornare per realizzarli :-)

buona giornata!

sempreio-migisi halona


IL NOSTRO ESERCITO INVINCIBILE,
I NOSTRI SPLENDIDI EROI DI TUTTI I GIORNI, I NOSTRI GUERRIERI COLORATI CHE OGNI MATTINA VESTITI DI MILLE COLORI OCCUPANO LE AULE, LE STRADE, LE PERIFERIE, I CORTILI DI QUESTA NOSTRA ITALIA,

I NOSTRI FIGLI E I NOSTRI FRATELLI, CHE SONO I NOSTRI SOGNI DI SEMPRE, SEMPRE UGUALI E SEMPRE DIVERSI.
LE NOSTRE PAURE E LE NOSTRE SPERANZE,
I NOSTRI MILLE DUBBI E LE NOSTRE CERTEZZE.

COME LE GOCCE DELLA PIOGGIA DANZIAMO SULLA VOSTRA ARROGANZA E DIVENTIAMO FIUMI DI GIUSTIZIA, TORRENTI IMPETUOSI DI RIVOLTA AI VOSTRI CRIMINI, ALLA VOSTRA INDIFFERENZA COMPLICE, ALLA VOSTRA AMBIGUITA' CONSAPEVOLE.

NOI SIAMO I VOSTRI FIGLI, I VOSTRI FRATELLI, I VOSTRI MIGLIORI AMICI, E SIAMO UNA MOLTITUDINE, UN' ECO SENZA FINE DI SUSSURRI E DI SGUARDI CHE NON FINISCONO.

NON FINISCONO NELLA POLVERE DELLE MACERIE,
NON FINISCONO NEL DOLORE DELLA TORTURA,
NON FINISCONO NELLA VIOLENZA DEL RICATTO,
NON FINISCONO NELLA VILTA' DI CHI ABUSA.

ED E' UN ESERCITO INVINCIBILE, PERCHE' SIAMO I VOSTRI SOGNI PERDUTI, LA VOSTRA UMANITA' SVENDUTA, LA VOSTRA DOLCEZZA RIMOSSA, LA DIGNITA' CHE AVETE TRADITO.

gruppo capitano ultimo